IL FARRO
Lavorazione del farro
La particolarità del farro è che il seme, a fine trebbiatura, conserva ancora l’involucro protettivo, per cui abbisogna di una ulteriore fase di lavorazione (denominata “sbramatura” o “brillatura”). Questo inconveniente, unito anche alla bassa resa, lo ha reso nel tempo meno “popolare” del grano ed ha di fatto spinto il coltivatore a rivolgersi verso colture più redditizie.
La resa in brillato risulta pari a circa il 60-70% del prodotto iniziale. Il farro viene coltivato spesso con l’ausilio di pesticidi e antiparassitari. Dopo il raccolto, non ammuffisce e può essere conservato per molti anni.
Farro decorticato e farro perlato
Questo cereale si trova in commercio in due forme: il farro decorticato (o semplicemente farro) e il farro perlato. Il farrotto è un cereale “vestito”, in quanto la glumetta, la pellicola esterna del chicco, ricca di fibre, è perfettamente aderente e, quindi, non viene eliminata dalla normale raffinazione con rulli cilindrici a cui è soggetto il frumento. Il farro decorticato conserva la glumetta intatta, che viene invece eliminata nel farro perlato, che si presenta di colore molto più chiaro e cuoce in un tempo decisamente inferiore.
La granella di farro brillata può essere ulteriormente macinata per la preparazione di paste, pane o biscotti. La farina di farro è utilizzata anche nell’industria dolciaria. Con la farina di farro si produce un ottimo pane, preferibile a quello di frumento integrale poiché a parità di fibre non ha il tipico sapore di crusca, ma si avvicina molto al sapore del pane bianco, anzi, è addirittura più aromatico e per certi aspetti migliore.
In cucina è utilizzato soprattutto come ingrediente di zuppe e minestre, in particolare è nota la minestra di farro. Si unisce molto bene coi legumi e le verdure, esaltando gusti e profumi. Ottimo per insalate fredde, risotti ai funghi porcini. Si abbina in maniera eccellente ai vini rossi.
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