Pizza allo Zafferano (4 persone)

spicchio di pizza margherita con basilico e zafferano_da_raw
Ingredienti:

– 40 g lievito di birra

– 600 g. di farina più il necessario per la spianatoia

– 4 cucchiai di olio extravergine (altro…)


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Piselli Speck e Zafferano (4 persone)

Ingredienti:piselli e speck con zafferano di cascia

– 600g. piselli sgranati

-100g. di speck a dadini

– 1 scalogno

– ½ bicchiere di vino bianco

– Prezzemolo

– Olio di oliva

– Sale e pepe q.b.

– Fili di Zafferano

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LE PATATE

Dal punto di vista nutrizionale le patate sono conosciute principalmente per l’alto contenuto in carboidrati (circa 26 grammi in una patata di 150 g, cioè medie dimensioni), presenti principalmente sotto forma di amidi.

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I CECI

Il cece è una pianta erbacea della famiglia delle Fabaceae.

I semi di questa pianta sono i ceci, legumi ampiamente usati nell’alimentazione  umana che rappresentano un’ottima fonte proteica.
La pianta presenta fusto peloso con altezza variabile tra 20 e 50 cm. Le foglie sono opposte, composte da foglioline dentate; i fiori sono solitari ascellari, bianchi, rosei o rossi; i semi, contenuti in numero di 2-3 nei baccelli, sono commestibili. Le radici della pianta possono penetrare nel terreno fino a 2 metri, e questo le consente di sopravvivere con pochissima acqua.
Il nome deriva dal latino  cicer. È noto che il cognome di Cicerone discendeva da un suo antenato che aveva una caratteristica verruca a forma di cece sul naso.
Il nome specifico arietinum si riferisce invece alla somiglianza che hanno i semi con il profilo della testa di un ariete.
Il cece coltivato deriva da forme selvatiche del genere Cicer, probabilmente da Cicer reticulatum. Le specie selvatiche si sono originate probabilmente in Turchia, mentre le prime testimonianze archeologiche della coltivazione del cece risalgono all’età del bronzo e sono state rinvenute in Iraq; i ceci si diffusero in tutto il mondo antico: antico Egitto, Grecia antica, Impero romano.

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LA CICERCHIA

Il Lathyrus sativus, è un legume, comunemente chiamato Cicerchia, appartenente alla famiglia delle Fabaceae,  diffusamente coltivato per il consumo umano in Asia, Africa orientale e, limitatamente, anche in Europa ed altre zone.

È una coltura particolarmente importante in aree tendenti alla siccità  ed alla carestia, detto cultura di assicurazione poiché fornisce un buon raccolto quando le altre colture falliscono. È anche nota con il nome di pisello d’erba, veccia indiana, pisello indiano, veccia bianca, almorta o alverjón (Spagna), cicerchia  (Italia), guaya (Etiopia), e khesari (India).
Il consumo di questa pianta leguminosa in Italia è limitata ad alcune aree del centro-sud ed è in costante declino

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LA ROVEJA DI CASCIA

Oggi è stata pressochè abbandonata ovunque e resistono solo pochi agricoltori in Valnerina, in particolare a Cascia e in una località vicino Preci, dove c’è una fonte detta dei Rovegliari.

In questa vallata la roveja si semina a marzo a un’altitudine che va dai 600 ai 1200 metri e si raccoglie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. La battitura è simile a quella della lenticchia: quando la metà delle foglie è ingiallita e i semi sono diventati cerosi, si sfalciano gli steli e si lasciano sul prato ad essiccare. Quando l’essicamento è completato si portano sull’aia e si trebbiano. Si deve poi liberare la granella dalle impurità con una ventilazione che avviene con setacci.
La roveja è resistente anche alle basse temperature, in genere si coltiva in primavera/estate e non ha bisogno di molta acqua. Ha grande valenza nutritiva perché molto proteica, in particolare se consumata secca, con alto contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e pochissimi grassi.

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Storia e origini della roveja

Nei secoli passati questo legume era prodotto su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui monti Sibillini, dove i campi si trovavano anche a quote elevate. Questo tipo di pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone per arrivare al grigio, cresce anche in forma spontanea, lungo le scarpate e nei prati, e nei secoli passati era addirittura protagonista dell’alimentazione dei pastori e contadini dell’area. Il declino della roveja iniziò nella seconda metà del XX secolo, con la maggiore redditività di altre colture e l’introduzione dei mezzi meccanici nell’agricoltura.
La sua origine non è ancora chiaramente definita: molto probabilmente proviene dal Medio Oriente. In Europa questa specie conosciuta fin dalla preistoria ha rappresentato, insieme a lenticchia, orzo e farro, la base dell’alimentazione umana nel neolitico. Sia i Greci che i Romani lo consideravano un legume prelibato.

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IL FARRO

Il farro dicocco o farro medio, o anche comunemente solo farro (Triticum dicoccum), è un cereale, parente stretto del grano. 

È una delle tre specie del genere triticum comunemente chiamate farro.
Le prime menzioni di questo cereale si ritrovano nella Bibbia. Era conosciuto e coltivato nell’antico Egitto. Ezechiele lo usava come uno degli ingredienti per il suo pane (Ezechiele 4:9). La farina di farro costituiva la base della dieta delle popolazioni latine. Il pane di farro veniva consumato congiuntamente dagli sposi nel rito della cumfarreatio, la forma più solenne di matrimonio dell’antica Roma.
Dopo la coltivazione di altre varietà di cereali, in particolare frumento, mais e riso, la coltura del farro è andata diminuendo nel tempo, fin quasi a sparire.
Divenuto quasi una coltivazione “di nicchia”, trova oggi una collocazione naturale nelle aziende biologiche.

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Coltivazione e raccolto del farro

Il farro cresce bene su terreni poveri di elementi nutritivi, in zone collinari tra i 300 e i 1.000 m s.l.m. La semina avviene in autunno, su terreno precedentemente preparato, utilizzando seme vestito. La preparazione del terreno non fa uso di diserbanti. La pianta è robusta e non abbisogna di concimi chimici o fitofarmaci, essendo resistente al freddo, alle malattie e agli agenti infestanti.  La raccolta, più tardiva rispetto a quella del grano, si effettua in estate con le normali macchine usate anche per la mietitura del grano. Il seme si presenta in tre varietà: il farro piccolo, il farro medio e il farro grande o spelta (dal termine inglese spelt). Gli ultimi due sono quelli comunemente usati per la coltivazione.

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LA LENTICCHIA

La lenticchia è una pianta annuale erbacea, alta da 20 a 70 cm. Gli steli sono dritti e ramificati. Le sue foglie alterne, composte pennate, contano da 10 a 14 foglioline opposte, oblunghe e terminano con un viticcio generalmente semplice o bifido. Sono munite alla base di stipole dentate. I fiori, a corolla papilionacea tipica della sottofamiglia delle Faboideae, sono di color bianco o blu pallido e riuniti in grappoli da due a quattro. Il calice è regolare, a cinque denti sottili e relativamente lunghi. La fioritura estiva avviene tra maggio e luglio. I frutti sono dei baccelli appiattiti, corti, contenenti due semi dalla caratteristica forma a lente leggermente bombata.
Il colore dei semi cambia a seconda delle varietà, dai più pallidi (verde chiaro, biondo, rosa) al più scuro (verde scuro, bruno, violaceo…).

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LO ZAFFERANO PURISSIMO DI CASCIA

Fiore antico e dal grande fascino, lo zafferano ha attraversato la storia dell’umanità, offrendosi per i mille suoi usi alle più diverse culture di tutti i tempi.Probabilmente originario dell’Asia Minore era usato come colorante, a scopo cosmetico, ma anche gastronomico. Conosciuto dagli egizi, nominato nella Bibbia e nel Cantico dei Cantici, usato da greci, romani e per tutto il medioevo, fu diffuso in occidente tramite gli arabi.
L’uso è giunto fino a noi, e tuttora in Umbria esistono un paio di zone dove la sua coltivazione ha raggiunto livelli di eccellenza. Uno di questi è la città di Cascia, dove terreno, clima e ambiente consentono alla delicata pianta di crescere e svilupparsi mantenendo integre le sue proprietà.
Lo zafferano, usato nelle preparazioni culinarie, si ricava dagli stimmi essiccati dei fiori violetti del Crocus Sativus, una minuscola ma coloratissima pianta che non supera i 13-14 centimetri.

 

Il prezzo dello Zafferano Purissimo di Cascia

Il prezzo dello Zafferano di Cascia è imposto dall’Associazione dello Zafferano Purissimo di Cascia ed è sempre venduto nelle apposite confezioni, con il barattolino in vetro, tappo in sughero e il tutto viene racchiuso nell’elegante confezione di cartone. Al fine di avere un’identificazione il più precisa possibile, in ogni confezione viene apposto il sigillo con il marchio dell’associazione.

 

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